Pictures of my travels

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Il viaggio piu’ importante della mia vita inizia alle quattro del mattino: infatti dovro’ prendere il treno delle cinque che mi porterà a Milano e da li’ dovro’ andare a Malpensa. Percorro la strada , a quell’ora deserta, che mi porta alla stazione godendomi il peso dello zaino e l’aria fredda (quest’anno ha già nevicati un paio di volte). Arrivo a Malpensa  che ormai il cielo  è  chiaro, tutto fila liscio, le pratiche di imbarco, il volo fino ad Hong Kong  e  poi la coincidenza per Kumming.

 

Finalmente è Cina, Kunming è la capitale dello Yunnan  la provincia cinese con il maggior numero di etnie diverse , confina  con il Viet Nam, Laos ,  Bimania e il Tibet , qui il governo di Pechino permette a chi non è  di etnia  Han di derogare alla regola di un figlio solo per ogni coppia.

 

Abbraccio mia moglie Davida e poi vengo imbarcato in tutta fretta in un taxi che mi porterà a casa,  certamente la Cina da quel poco che riesco a vedere dal sedile posteriore di un taxi  è decisamente diversa da quello che i media quotidianamente ci propinano… Kunming è una città di almeno otto milioni di abitanti, con autostrade altissime che le girano attorno con una mega metropolitana in costruzione  e con il governo locale che tenta seriamente di combattere  l’inquinamento, infatti praticamente tutti gli  scơter sono elettrici, le aree verdi sono in espansione e ovunque ci sono cartelli che invitano le popolazione a rispettare l’ambiente

Trascorro tre giorni   nella città delle Flying Tigers   organizzando cene  a base di formaggi italiani , incontrando un sacco di persone  e mi rendo conto che   la classe media esiste e scalpita e che tutte le persone che incontro sono davvero molto aperte verso gli stranieri . Un altro aspetto davvero notevole di questa    società  è che  i cinesi ci tengono davvero molto all’istruzione dei loro figli.

 

Il quarto giorno sveglia all’alba per prendere l’aereo che ci porterà a  Zhongdian  che ora è stata ribattezzata Shangri La  (3200metri) dove ci attende la coincidenza per LHASA… dopo poche ore di volo atterriamo in Tibet. In quanto turisti non cinesi non possiamo  muoverci  liberamente : infatti abbiamo bisogno di una guida e di un autista che siamo riuscito a procurarci in anticipo grazie ai contatti   in quel di Kunming  di mia moglie. Entrare in Tibet non è poi cosi’ difficile ci vuole  un visto valido per la Cina uno valido per il Tibet e appunto una guida ed eventualmente un autista, la sola fregatura è che di tanto in tanto durante l’anno il governo di Pechino blocca le frontiere del Tibet e quindi i visti diventano cartastraccia.

Aggiungo una nota: perché scegliere il mese di Novembre per visitare il Tibet?  Primo perché viaggiare fuori stagione (se, se ne ha la possibilità) permette di visitare meglio il paese  e secondo in Novembre sono finiti i lavori nei campi e i tibetani sono soliti organizzare pellegrinaggi nei luoghi a loro sacri, infatti incontreremo pellegrini provenienti dagli angoli piu’ remoti del paese vestiti con abiti meravigliosi. Un’ultima nota al riguardo ai pellegrinaggi, infatti alcuni pellegrini viaggiano magari un bus o in moto ma altri viaggiano a piedi trascinandosi dei carretti contenenti le loro vettovaglie, bene questi pellegrinaggi fatti a piedi dormendo in tenda sul ciglio della strada durano degli anni e credetemi se ne vedono davvero tanti di questi pellegrini che compiono un passo poi si inginocchiano poi si rialzano e poi fanno un altro passo, cosi’ per tutto il loro viaggio.

Il cielo a Lasha è blu cobalto il sole scotta e l’aria è pulitissima siamo a 3700 m circa e sto toccando il cielo con un dito, facciamo amicizia con la nostra  guida e con l’autista e con loro mettiamo a punto il nostro itinerario e poi a bordo del minivan made in chinapartiamo  per andare a visitare il monastero di Samye  che si trova a cento km dalla capitale , guardiamo rapiti il paesaggio dal finestrino e dopo un’ora circa ci troviamo sulle sponde sabbiose del Brahmaputra (fiume che nasce dal monte sacro ai  tibetani Kalash) in attesa del traghetto(??) che ci porterà ,insieme ad un sacco di contadini Tibetani,  dall’altra parte del fiume, purtroppo  e non finiro’  mai di maledirmi, dimentico che soffro il mal di mare. Infatti  la traversata  del fiume si trasformera’ in un vero calvario, anche perché i conducenti dei due tragetti decidono di mettersi  a fare a sportellate tra di loro.

Arrivati sull’altra sponda del fiume saliamo su un minibus pubblico che ci porterà  al tempio Samye, circa 60 minuti di strada sterrata tutte buche che attraversa paesi di contadini con le tipiche case dell’altopiano con il tetto piatto e il muro di cinta tutt’attorno; il paesaggio è durissimo ma è fantastico questa è l’ Eurasia per la miseria! Europa e Asia sono un continente unico i flussi migratori e gli scambi culturali non sono mai cessati, Gengis Khan, Marco Polo, Unger Khan …al solito la mia fantasia galoppa ma  certo il mio primo assaggio dell’Altopiano del Tibet è stato entusiasmante.  Mia moglie non parla anche lei è  estasiata siamo proiettati in un altro pianeta, sorrido alla mia vicina una contadina che ha con se una pelle di pecora e una scopa di saggina mi ricorda tanto il volto dei vecchi contadini che vedevo quando da  bambino andavo a casa dei miei nonni. Siamo finalmente arrivati il tempio di Samye è forse il piu’ antico  del Tibet . Al suo interno ci sono le immagini delle figure piu’ importanti per  il Buddismo  Tibetano alcuni di  loro sono morti altri sono riparati all’estero;  7.000.000 i Tibetani  in Tibet  1.000.000 i Tibetani espatriati, queste due cifre ci possono far immaginare cosa sia l’occupazione che stanno subendo.

Alla base del Buddismo c’è il fatto che ogni azione che compiamo (causa) ha  delle conseguenze (effetto) .  Causa ed effetto , ognuno di noi compie delle azioni è importante imparare a pensare alle conseguenze di cio’ che facciamo.

 

Tornado al tempio  di Samye , noto che all’interno gironzola una pecora enorme : è un essere vivente  quindi ha tutto il diritto di accedere al tempio, di fronte ad esso uomini e donne lavorano duramente per ristrutturarlo issando con dei paranchi completamente manuali  dei massi  gigantesci e  non posso non pensare che qui siamo ad almeno  4000metri e sforzi del genere richiedono una resistenza enorme ,ricordo che gli Indio che ho incontrato sulle Ande anni fa’  si aiutavano masticando foglie di coca, i Tibetani malnutriti allo stesso modo alle stesse altitudini invece riescono a fare sforzi immani utilizzando solo le loro risorse

Terminata la visita ripercorriamo la strada a ritroso riattraversando il Brahmaputra per poi deviare verso la città di Traduk, la seconda traversata del fiume mi da la mazzata finale,   praticamente arrivo all’Hotel dopo un paio di ore di viaggio, semi svenuto,  grazie a cielo in Tibet non c’è il mare!

 

L’hotel è nuovo ed  è riscaldato riusciamo a lavarci (non sarà sempre cosi’) e dopo aver trangugiato un paio di zuppe liofilizzate si crolla a letto. Il mattino dopo le cose vanno decisamene  meglio niente mal di mare e niente accessi di febbre e soprattutto nessun problema di altitudine.

Si visita la città ormai snaturata, infatti enormi palazzi stanno sorgendo dappertutto,  dopodiché si va verso la capitale Lasha  (pronuncia hasa con l’acca aspirata e la esse marcata) il viaggio è caratterizzato   da diverse soste qualcuna  dovuta ai controlli di polizia altre date dalla necessità di scattare foto alle Gru collo nero che passano l’inverno quaggiù e alle migliaia di splendide Tadorne.

Finalmente a Lasha ,citta sacra come Gerusalemme e Roma città sotto assedio come e piu’ di Gerusalemme, check points e pattuglie di soldati con giubbotto antischegge   armati con fucili automatici un po ‘ovunque per le vie della città vecchia,   poi alzi lo sguardo e vedi soldati armati sui tetti delle case ma poi decidi di fare come fanno Tibetani… continui a vivere ignorandoli.

Il nostro hotel si trova nella città vecchia è  sobrio e confortevole in piu’ per un paio di ore a giorno ha pure il riscaldamento! Lasciamo gli zaini e poi salutate    le nostre giude ( a Lasha gli stranieri possono girare liberamente)ci tuffiamo nella citta’ vecchia. Questa parte di Lasha è magnifica in pochi minuti siamo nel Barkhor , la celebre piazza teatro degli scontri  del 2008  che ospita il tempio dello Jokang , ci facciamo travolgere dalla ressa dei pellegrini , grazie a mia moglie che parla correntemente cinese compriamo degli incensi ; la giornata vola e verso sera ci infiliamo in un ristorante Nepalese dove tra gatti affettuosi e timidi topolini ci facciamo una cena prelibata, terminata la cena ancora una passeggiata per la città vecchia , l’atmosfera è quella di una città di montagna: silenziosa un po’  buia,  l’aria gelida… che ci crediate o no tempo fa ho portato a Cortina un signore asiatico ebbene dopo aver attraversato il viale nel centro storico mi ha detto che gli ricordava Katmandu…

Il mattino seguente si va a visitare il palazzo del Potala ,che era la residenza invernale del Dalai Lama nonché sede del governo, per accedere al palazzo noi stranieri  abbiamo dovuto prenotare  in anticipo la visita. Il palazzo è sopra la sommità di una collina ed  è davvero imponente ; durante la visita si attraversano stanze   rischiarate dalla luce delle candele di burro di yak  che contengono statue oppure  sconfinate biblioteche,  per poi sbucare su terrazze da cui si puo’  ammirare il paesaggio. Una delle stanze piu’ importanti contiene un Budda enorme  di oro massiccio  e  ricoperto di  di  gemme e pietre preziose. Terminata la visita si va  alla residenza estiva del Dalai Lama: si tratta di un palazzo sobrio all’interno di un vasto parco, cio’ che colpisce è l’orologio che ancora riporta l’ora in cui il Dalai Lama è dovuto fuggire in esilio. Durante la visita riusciamo a entrare un po’ in confidenza con le nostre guide che ci spiegano che tutti gli anni devono fare in corso che dura una settimana   durante il quale vengono ripassate le regole del buon cittadino (sich) ;Terminata la visita e salutate le nostre guide torniamo nella città vecchia e non appena diventa buio non resistiamo all’idea di andare a vedere il Potala di notte,  illuminato è  stupendo purtroppo i cinesi hanno deciso di costruirci vicino un centro commerciale stile Hong Kong  con tanto di mega schermo esterno che proietta luci e rumori tutta la notte,  ma anche in questo caso decidiamo di fare come fanno gli abitanti di Lhasa …ce ne infischiamo di lui, forse la vera opposizione si puo’ fare anche cosi’ se qualcosa non va bene la si rifiuta in toto a costo anche di rinunciare a qualche piccolo agio, lasciandola in un angolo ad ammuffire.

C’è Tsampa e Tsampa

La tsampa per umani è una deliziosa zuppa a base di semolino e verdure mentre la tsampa per avvoltoi è composta da membra umane (di umano morto NON per malattia) date in pasto agli avvoltoi dopodiché cio’ che resta viene bollito e dato in pasto alle aquile.  Questo antico modo di celebrare i funerali si pratica a Gaden,  che si trova a 4300 metri di altezza, sede  di un’antica università  e di un tempio che dato il periodo è invaso da pellegrini. L’atmosfera è serena  grossi  yak e giganteschi cani gironzolano indisturbati, dentro al tempio , come in quasi tutti i templi tibetani, ci sono libri ovunque   e un sacco di oggetti accatastati alla  rinfusa,  adesso capisco perché  i gatti sono benvenuti da queste parti.

Il sole batte forte e il cielo è come  al solito incredibilmente blu,  lo sguardo spazia,  tutt’attorno vallate e montagne alzo lo sguardo e vedo roteare sopra di me decine di avvoltoi, oggi  all’alba c’è stato un funerale… siamo davvero lontani da tutto, nonostante il governo di Pechino abbia piazzato telecamere  e ultimato di costruire  una grossa caserma…

Il mattino dopo siamo di nuovo in viaggio per il lago di Nam Tso  per poi proseguire per l’ Everest  ( Inshallah).

Il lago di Nam Tso si trova a 4.700 metri di altezza ha una superficie di circa 1900 mq ed è circondato da montagne alte 7000m in Novembre ha gia’ nevicato parecchio , ci concediamo una passeggiata di circa cinque ore circa, il vento freddo e forte increspa le acque del lago  siamo soli  se si escludono dei monaci che vivono li, grosse  poiane danno la caccia a piccoli roditori , credo di non aver visto nulla di cosi’ bello in tutta la mia vita le emozioni hanno il sopravvento è inutile negarlo e mi rendo conto che mi sta scendendo qualche lacrima, alziamo gli occhi al cielo e scorgiamo una decina di avvoltoi himalayani, credetemi nonostante sappiamo perché  sono li’ non proviamo nessun senso di raccapriccio perché qui ogni cosa è al suo posto: la natura selvaggia , la vita e la morte come suo  unico e logico epilogo.

 

Dobbiamo rimetterci in viaggio questa notte la passeremo nella città di Lhundrub dove  potremo apprezzare i comfort della vita di provincia in Tibet: infatti la stanza del  nostro hotel seppur dignitosa non ha riscaldamento, non ha l’acqua calda la finestra non ha un vetro ma in compenso …la tv funziona.

Andiamo a cena con le nostre guide (ormai il ghiaccio con loro è definitivamente sciolto)nella trattoria a questa stagione gli unici non tibetani siamo  mia moglie ed  io.  La cena é semplice ma gustosa : the tibetano( the, latte di yak e sale)   momo (è simile alla foccaccia) Tsampa e verdure saltate, quante volte ho letto nelle cronache di Alexandra David Nell i nomi di questi cibi; mangiamo attorno alla stufa che brucia sterco di yak scambiamo qualche sorriso con i pochi altri avventori e terminata la cena andiamo a dormire …la notte questa volta sarà un po’  piu’ fređa  del solito ci infiliamo nei   sacchi a pelo e proviamo a dormire.

 

Scusate ma vorrei dedicare questi pensieri alla piccola Ines che da pochi giorni stanca di lottare è  diventata una bellissima stella.

Lorenzo

 

 

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