Pictures of my travels

- e adesso?

- sei mai stato a Venezia?
- Venezia?
- la macchina fotografica l'hai portata?
- ti capita spesso di rispondere ad una domanda con un'altra domanda?
- andiamo a trovare un amico e ci facciamo ospitare per la notte.

Imbocchiamo un lungo ponte, molto basso sul mare, dà quasi l'impressione di poter essere sommerso alla prima mareggiata. Il navigatore ci fa fermare a piazza Tronchetto, ultima zona carrabile della città di Venezia. Scarichiamo le due valigie, i ferri stanno li dentro la mia, e poi una successione di ponti, ciottolato, scalini, sampietrini, ribaltamenti di bagagli con ruote, e piccole barche parcheggiate come fossero cinquecento in sosta a pagamento, e attentochecadidisotto, viottoli stretti svoltati tutti a memoria, e "Mimmo ma sicuro che ti ricordi la strada?", e acqua ad azzuppaviddrano (ma si può dire "azzuppaviddrano" in mezzo ai canali di Venezia?).
Arriviamo al secondo piano di una casetta persa nel labirinto di costruzioni che si dipana davanti a chissàqualepiazza.
"Bepin" ci aspetta di sopra, immagino abbia il mio stesso nome, ma vallo a spiegare ad un settantenne che parla solo ed esclusivamente dialetto veneziano.
La casa è piccola ma arredata di tutto punto: una stufa a gas enorme che tira via l'umidità dalle mura e porta l'aria della casa a temperatura ascellare, un plasma da 40 pollici, due divani rossi, due camere da letto, cucina post moderna, pavimento in mosaico di marmo...viene da pensare come faccia un pensionato a permettersi tutto questo.
Il calabrese e il veneziano attaccano discorso, sembra non si vedano da qualche mese. Dal poco che capisco Bepin è una sottospecie di istituzione del borgo, lo conoscono tutti i negozianti-baristi-pescivendoli-gondolieri-ambulanti e sembra conoscere la Calabria meglio di me (ci viene in vacanza una volta l'anno).
Dalle mie parti una persona del genere si direbbe un uomo di rispetto... ma qui siamo nel Veneto, quindi...
La pioggia smette, è ora di tirare fuori le macchine e scendere per i vicoli e i ponti, si arriva fino a piazza S.Marco.
I puristi mi perdoneranno se ho scattato sempre a mano libera ma il cavalletto l'ho dimenticato a casa. Inoltre ho voluto mettere qualche foto in più, tanto per fare numero, anche se qualcuna potrebbe definirsi "inguardabile".

 

 

 
 
 

 Ora di cena, si torna a casa di Bepin. Cena con una pasta alla carbonara improvvisata e poi a letto. Il mattino dopo rifacciamo i bagagli, salutiamo "il veneziano", sembra che lo chiamino così in un certo bar di Reggio, e rifacciamo all'inverso lo stesso tragitto della sera prima fino al tronchetto.

 
  

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